Confcommercio (Confederazione Generale Italiana del Commercio) nasce a Roma il 29 aprile 1945.

In preparazione di questo evento si erano avuti due convegni preliminari a Napoli, nel novembre 1944, ed a Reggio Calabria, ai primi di gennaio del 1945.

La Confederazione alla sua nascita (così come testualmente recitava l’art. 1 del suo Statuto)  fu concepita come “Organo di collegamento delle Associazioni che la compongono”. Ne facevano parte soltanto le nuove libere Associazioni dei Commercianti: 24 provinciali (di cui 7 siciliane, 11 meridionali e 6 del  Centro)  e 14 nazionali di categoria per un totale di 38.

Restava da realizzare l’aggregazione delle Associazioni del Nord che facevano capo a Milano e questo fu il tema dibattuto in un apposito convegno organizzato nel capoluogo lombardo nel settembre del 1945.

La Confederazione aveva infatti chiesto l’indicazione di un esponente del Nord a cui assegnare la nomina di membro della Consulta Nazionale. Per queste ragioni, la struttura confederale era composta soltanto di 14 componenti (rispetto ai 36 previsti)  che avevano il compito di esprimere una Giunta provvisoria con gli stessi poteri del Consiglio, composta da 5 membri. Il 29 aprile era stata rinviata anche l’elezione del Presidente confederale. Opera di mediazione e  di unificazione tra le Associazioni del Centro  Sud e quelle  dell’Italia settentrionale venne svolta  da Amato Festi, fondatore della Associazione dei Commercianti di Bologna. Anche grazie alla sua regia, le Associazioni settentrionali parteciparono al Congresso-Assemblea, indetto dall’Unione di Firenze, dal 14 al 16 febbraio 1946. Materia del confronto e, talora, anche di polemica fu soprattutto la definizione dei rapporti fra Associazioni provinciali e  Associazioni nazionali di categoria. E ciò condusse al varo di una modifica dello Statuto che, all’articolo 3,  prevedeva che gli accordi collettivi di lavoro, stipulati in sede nazionale, non avrebbero avuto vigore, se non ratificati anche dalle singole Associazioni territoriali. Prevalse, infine, lo spirito unitario e le Associazioni del nord aderirono alla Confederazione.Si raggiunse così il numero di 90, tra Associazioni territoriali (64) e nazionali (26), (9 territoriali e 3 nazionali si erano aggiunte precedentemente alle fondatrici).

Il giorno 17 febbraio 1946 Amato Festi fu proclamato, con voto quasi unanime, presidente della Confederazione.

I presidenti
Amato Festi (1946 – 1951)

L’opera del primo presidente di Confcommercio, Amato Festi, condusse al completamento del processo di unificazione della Confederazione e al consolidamento della rappresentanza del mondo del commercio. Erano anni difficili e le ferite lasciate dalla guerra condizionavano ogni espressione della vita economica del paese e, soprattutto, sul commercio  finivano per scaricarsi  le storture  e le  degenerazioni del mercato interno. I commercianti, durante il periodo bellico, erano stati colpiti, non solo  dal dilagare del mercato nero,  ma anche da tutte quelle “opache” forme di concorrenza che si erano sviluppate in quegli anni di caos e di  precarietà normativa. Dopo la chiusura, il 30 maggio del 1947, dell’attività dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration, organismo creato per l’assistenza economica e civile delle popolazioni danneggiate) si  manifestarono numerose situazioni  di concorrenza impropria da parte delle cooperative, degli Enti Comunali di Consumo, dei CRAL ed Enti di assistenza vari. Senza trascurare il ruolo svolto dai Consorzi agrari e l’avvento dei calmieri la cui gestione fu affidata ai Prefetti. Dalle pagine del “Corriere del Commercio” Amato Festi tracciava  le linee della strategia di Confcommercio individuando come linee guida la disciplina dell’attività commerciale e la moralizzazione della categoria. La sua  capacità di  proposta non si limitava ad una costante   presenza sulle pagine del giornale, ad essa si aggiungeva una capillare  presenza tra i commercianti e sul territorio: nel primo anno di presidenza visitò 42 sedi provinciali e 5 minori. Primo risultato di questo suo attivismo fu l’adesione di altre 20 associazioni provinciali e di 13 nazionali. Già nel 1946  la F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) iniziava una proficua collaborazione con la Confederazione ed avviava i suoi settori commerciali ad un processo di graduale normalizzazione. Nel 1949  si completò l’adesione delle Associazioni di tutte le Provincie, allora 91. Nello stesso anno, e precisamente il 22 gennaio ’49, uscì il primo numero del “Giornale del  Commercio”. Il 21 Marzo del 1948 Festi fu riconfermato Presidente della Confederazione all’unanimità. Negli anni successivi fu determinante l’impegno di Festi per il consolidamento organizzativo della Confederazione e la sua crescita  in termini di valenza politica e di  presenza a livello internazionale. Prima tappa fu l’assorbimento, nel 1950, della Confederazione del Commercio Estero, nata a Milano nel ’47 ad opera di importanti gruppi di esportatori. La politica confederale, inoltre, facendo pressione presso le Autorità governative, si fece sostenitrice della urgenza di una graduale eliminazione delle barriere legislative, amministrative e doganali e si orientò verso indirizzi di politica economica liberista. Segni di stima (specie dopo i Convegni del 1946 e 1947 presso l’Università Bocconi di Milano) vennero dal Presidente del Consiglio, On. De Gasperi, che affermò: “Ammiro da lungo tempo l’opera e la concezione dei vostri Dirigenti che va di sopra degli interessi di categoria e si rivolge soprattutto agli interessi dell’attività economica e agli interessi del Paese”. Grazie al  lavoro svolto dalla Confederazione il 31 ottobre 1951 (Ministro del Commercio estero Ugo La Malfa) una circolare ministeriale rendeva libera provvisoriamente l’importazione di quasi tutte le merci da paesi E.P.U. (Unione Europea dei Pagamenti). Alla fine del 1951  Amato Festi lasciò la guida della Confederazione. L’anno successivo gli venne conferita l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.

Giovanni Maria Solari (1951 – 1956)

 L’imprenditore genovese Gian Maria Solari, nel 1951,  rilanciò l’impegno della Confederazione sul piano politico – sindacale.

La strategia di Solari, di ispirazione liberale, fece crescere le capacità di rappresentanza della Confederazione all’interno dell’universo sindacale nazionale. Suo obiettivo non  era solo quello di costituire  un fronte sindacale che comprendesse anche le confederazioni degli agricoltori e degli industriali, ma quello di  porre un freno alle rivendicazioni  delle confederazioni sindacali dei lavoratori tra cui primeggiava la CGIL, guidata da Giuseppe Di Vittorio. Cresceva, infatti, il peso contrattuale dei sindacati dei lavoratori che giunsero alla stipula dei  contratti nazionali delle varie categorie rappresentate, con valore “erga omnes” per tutti i lavoratori,  iscritti e non. In questo periodo,  caratterizzato da apprezzabili livelli di sviluppo economico,  si realizzò una graduale liberalizzazione del commercio con l’estero e si registrò un’ espansione degli scambi commerciali. Tutto ciò fu possibile grazie ai provvedimenti del Ministro Ugo La Malfa ( provvedimenti  fortemente  condivisi dal Presidente Solari) che liberò le importazioni di merci da ogni tipo di penalità e consentì che esse avvenissero “franco valuta”. Da citare, durante la Presidenza Solari, il varo del nuovo Ministero delle Partecipazioni Statali la cui istituzione ebbe,  ben presto, profonde ripercussioni  sull’economia nazionale ed i suoi  futuri sviluppi. Vasti ed importanti settori produttivi cominciarono ad operare in condizioni di economia assistita dallo Stato ed iniziò l’era delle  massicce  erogazioni di capitale pubblico a sostegno di industrie e  settori ritenuti strategici. Conseguenza di tutto ciò fu l’avvento di una ‘cultura’ industriale prevalentemente statalista, ancorata a scelte ed opportunità di natura politico – partitica, piuttosto che  al rispetto delle regole del mercato e al perseguimento di  obiettivi di interesse economico nazionale.

Sergio Casaltoli (1956 – 1971)

Nel 1956 venne eletto al vertice della Confederazione Sergio Casaltoli, presidente dell’Unione Commercianti di Firenze.

Egli pose particolare attenzione ai problemi delle piccole aziende commerciali e costante fu la sua partecipazione personale alle assemblee ed ai diversi appuntamenti della vita associativa della Confederazione. I suoi contatti diretti con le provincie di tutta Italia e con le categorie finirono per rafforzare la base associativa e stimolare l’attenzione del mondo imprenditoriale. La politica della Confederazione, grazie anche ad un periodo di prosperità e pace sociale,  raggiunse  livelli di successo e di prestigio sia a livello organizzativo che di operatività politico – sindacale. Notevole fu l’impegno della Confederazione nei confronti del turismo, per affermarne il  ruolo strategico nel risanamento dell’economia del Paese. Nel 1952 viene costituito il Comitato Nazionale per il Turismo, di cui fecero parte le organizzazioni degli alberghi, delle agenzie di viaggio, dei pubblici esercizi e dei mercanti d’arte.Nel 1959  Confcommercio propose la costituzione del Comitato Interconfederale del Turismo, all’interno del quale erano presenti anche Confindustria, Confartigianato e Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. Nel 1961 si decise una  modifica statutaria  che decretò il cambiamento della denominazione confederale in “Confederazione Generale Italiana del Commercio e del Turismo”.

Nel 1966 Confcommercio mise a disposizione dei commercianti una nuova struttura di servizio ed assistenza: il patronato ENASCO, che sarà poi riconosciuto con decreto ministeriale nell’aprile 1967.

Durante i quindici anni della presidenza Casaltoli  si  consolidò, inoltre, il processo di regolamentazione delle licenze per l’esercizio del commercio,  il che produsse conseguenze di  rilievo per la difesa degli interessi delle  categorie commerciali e per la riaffermazione dei valori di una economia di libero mercato. Il presenzialismo di Casaltoli e la sua attenzione alla difesa delle piccole imprese produssero interesse ed un graduale avvicinamento alle politiche confederali  anche da parte  dell’imprenditoria media e  grande. La  presidenza Casaltoli si concluse nel 1971.

Giuseppe Orlando (1971 – 1986)

Nel 1971 venne eletto presidente Giuseppe Orlando,  dirigente dell’Unione di Milano. In linea con chi lo aveva preceduto si preoccupò di valorizzare  l’immagine  di Confcommercio come organizzazione imprenditoriale ed  operò per rafforzarne  le potenzialità di proposta  politica e di potere contrattuale, curandone anche lo sviluppo  organizzativo. Acquistarono peso presso il Governo le istanze espresse dalla Confederazione e si giunse, così,  alla regolamentazione della disciplina del commercio attraverso il varo della  legge 426. La legge poneva fine ad un periodo di caos e confusione normativi che avevano  creato disagi  agli operatori commerciali ed avevano fatto sopravvivere, nel mercato, retaggi e disfunzioni del periodo postbellico. La 426, in modo organico ed articolato, appariva all’altezza dei tempi e rispondeva alle aspirazioni dei commercianti, che attendevano una nuova disciplina   delle attività mercantili  e del delicato meccanismo del rilascio delle licenze. La Confederazione, sotto la guida di Orlando, proseguì  nella  analisi e soluzione delle difficoltà della piccola distribuzione,  non solo nell’impatto con la  nuova regolamentazione del commercio, ma anche a causa della comparsa delle prime forme di grande distribuzione. Vennero inoltre evidenziate, nella loro interazione  col mondo della distribuzione,  le disfunzioni del sistema dei trasporti e del traffico merci  e le loro  ricadute sul sistema delle aziende commerciali, che in questo periodo iniziano a costituire le prime catene di negozi associati e di distribuzione. Una rinnovata attenzione al ruolo  economico svolto dal commercio con l’estero portò Giuseppe Orlando ad assumere la Presidenza dell’A.N.C.E., che incorporava, anche, una preesistente Associazione per il Commercio con l’Estero dell’Unione di Milano. Si rafforzò anche l’impegno della Confederazione nei confronti del  turismo e, nel 1977, viene varata la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, alla quale parteciparono oltre all’Unione di Milano tutte le organizzazioni del settore.Nel frattempo, nel Paese, si  andava profilando una situazione macroeconomica che registrava la crescita dell’indebitamento pubblico con un incremento, talora fuori controllo, della spesa. Sembrò opportuno, non venendo individuati altri rimedi, il ricorso ad un aumento della pressione fiscale che fu rivolta, soprattutto, verso settori della vita economica, come il commercio, che venivano pregiudizialmente considerati responsabili di evasione. La Riforma Vanoni aveva, inoltre partorito un sistema impositivo  complesso e assai difficilmente gestibile e, in conclusione, il gettito risultava inferiore a quello calcolato. Il precipitare degli avvenimenti, all’interno di questa spirale  di politica fiscale, condusse il Ministro delle Finanze, Visentini, a decidere l’installazione obbligatoria dei “registratori di cassa” nei negozi, per operare  controlli più “fiscali” sul giro d’affari dei commercianti. Pronta la  risposta del Presidente Orlando che  proclamò la serrata dei negozi in tutta Italia, e nonostante il successo delle manifestazioni, svoltesi il 23 ottobre ed il 13 novembre del 1985, il Ministro Visentini fu irremovibile; Orlando comprese che una sua completa vittoria sarebbe costata al Paese una crisi di Governo. La politica di Orlando continuò sulla via del rafforzamento dell’immagine e delle capacità organizzativa e di presenza sindacale della Confederazione che consolidò la sua  rappresentanza nel mondo del turismo e la estese anche a quella dei servizi, assumendo la nuova denominazione di “Confederazione generale Italiana del Commercio, del Turismo e dei Servizi”. Tale denominazione venne poi assunta ufficialmente, con modifica dello statuto confederale nel maggio del 1988, durante la presidenza di Francesco Colucci. Nell’86, mentre  si preparavano i festeggiamenti per il quarantennale della fondazione della Confederazione, un male incurabile stroncava Giuseppe Orlando, in pochi mesi, togliendolo alla guida della Confcommercio dopo ben oltre 15 anni di  prestigiosa presidenza. Nel periodo che intercorse  tra la scomparsa di Orlando e l’elezione del presidente Francesco Colucci si festeggiò il quarantennale di Confcommercio con la manifestazione “Wellcomm 86″ che si svolse a Roma dal 12 al 20 aprile 1986.“Wellcomm” attraverso dibattiti, conferenze e manifestazioni culturali affrontò i problemi del mondo terziario ed i suoi riflessi nella economia postindustriale. In un’ottica di continuità ideale con l’”era di Orlando”, maturò l’elezione di Francesco Colucci.

Francesco Colucci (1987 – 1995)

Il 21 gennaio 1987 venne eletto presidente di Confcommercio Francesco Colucci,  presidente dell’Unione di Milano. Colucci perseguì i seguenti obiettivi: il riconoscimento del settore terziario come settore produttivo; la eliminazione di ogni discriminazione di tipo legislativo, amministrativo e fiscale; la partecipazione attiva nei processi di trasformazione della società ed il rilancio del Mezzogiorno attraverso l’attuazione di un programma terziario unico.

L’impegno meridionalista di Colucci produsse, ben presto, i suoi frutti: dal 1° dicembre 1987, si tenne a Sorrento un grande convegno, intitolato “Progetto Sud”, che indicava i percorsi possibili per rilanciare il Sud attraverso la valorizzazione delle sue tradizioni culturali  e delle sue innate vocazioni di “economia terziaria”.

Nella prima fase della presidenza Colucci, durata per due mandati,  la Confederazione rafforzò la sua rappresentatività con la crescita di adesioni  delle  imprese. Da sottolineare, inoltre, l’avvio di un processo di rinnovamento, potenziamento e specializzazione delle strutture e dei servizi confederali, a tutti i livelli, attraverso la realizzazione di una rete di articolazioni di servizio territoriali e categoriali. Altra battaglia vinta  da Confcommercio, durante la Presidenza Colucci, fu quella  contro i referendum Pannella, che proponevano la liberalizzazione delle licenze e degli orari dei negozi. Lo sforzo organizzativo della Confederazione e le capillari campagne di informazione della pubblica opinione produssero i loro effetti. Contro la liberalizzazione selvaggia proposta dai radicali, che avrebbe prodotto conseguenze devastanti sull’intero sistema distributivo, oltre 15 milioni di elettori liberamente espressero il loro “no”. Il mandato Colucci terminò nel 1995, mentre Confcommercio si preparava a festeggiare il suo cinquantennale.

Sergio Billè (1995 – 2005)

Il 20 giugno 1995, a scrutinio segreto, venne eletto Presidente confederale l’imprenditore messinese Sergio Billé, Presidente della Fipe. Sin dalle prime uscite pubbliche, diventò chiaro il disegno che avrebbe caratterizzato, nel corso dei vari mandati, la presidenza di Billè: la piena legittimazione di Confcommercio a essere protagonista della vita economica del Paese e l’affermazione del ruolo del terziario come vero motore dell’economia italiana. Una serie di obiettivi, che andavano dalle riforme strutturali, come quella della Pubblica Amministrazione e del sistema fiscale, alla realizzazione di una moderna legislazione del commercio e del turismo, dall’emergenza occupazione al Mezzogiorno, dalla criminalità al credito per le Pmi, venivano indicati come prioritari. In quegli anni si affrontarono temi di particolare rilevanza per i settori d’interesse della Confederazione e, in generale, per l’economia del Paese, come  la riforma del commercio, gli studi di settore per la semplificazione del sistema tributario, la legge quadro sul turismo, l’introduzione dell’euro, la riforma del mercato del lavoro e delle pensioni, i criteri di Basilea 2 per l’accesso al credito bancario.Sotto la presidenza di Billè, la Confederazione si impose con vigore oltre che all’attenzione del mondo politico ed economico, anche a quella dei media e dell’opinione pubblica. Le Assemblee generali annuali divennero un importante appuntamento nel panorama economico e politico nazionale alla presenza di un vero e proprio “parterre de roi”. Il Forum di Cernobbio, che prese il via nel 1999, divenne l’appuntamento annuale Confcommercio in cui imprenditori, economisti, rappresentanti di governo, parlamentari, sia italiani che stranieri, erano chiamati a confrontarsi e a discutere sui temi “caldi” dell’economia nazionale e internazionale. Si organizzarono, inoltre, importanti campagne di informazione e di sensibilizzazione. Così nacquero e si svolsero, tra l’altro, il “Tax Day”, l’iniziativa per discutere di tasse, il “Crime Day”, la giornata per la sicurezza del cittadino, l’“Euro Day, la giornata nazionale sull’introduzione dell’euro, il “No Day”, l’iniziativa contro il referendum sull’articolo 18, “A carte scoperte”, l’attività organizzata per ribattere alle  accuse rivolte ai commercianti sul caro prezzi dopo l’introduzione dell’euro.Nel dicembre del 2005, anno caratterizzato da una serie di importanti eventi di celebrazione per il 60° anniversario di Confcommercio tra cui la mostra fotografica “Ritratti di Gente operosa” in collaborazione con il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari e l’emissione da parte di Poste Italiane di un francobollo celebrativo con il logo confederale, terminò la presidenza di Billè.

Attuale presidente di Confcommercio è Carlo Sangalli